Itinerari in città
Nel cuore antico della città tra le chiese capo quarto
La piazza, la fonte, la chiesa sono questi i luoghi simbolo degli abitanti dei castelli di un vasto territorio circostante che andarono a popolare la nuova città. Città che fu subito vittima di guerre e contese, distrutta nel 1259, come racconta Buccio, “stette sconcia” per sei anni, ma fu rifondata ancora più bella con le piazze, le fonti, le chiese che ancora la caratterizzano. Ogni castello fondatore ebbe il suo locale, locali vicini si unirono a formare i quarti, ogni quarto esprimeva una parte del contado con le sue ville e i suoi castelli.
Dalle splendide chiese capo quarto, cioè le chiese collegiate dei locali più importanti, penetreremo nel cuore della città antica attraverso vicoli e stradine che seguivano, come accadeva nel medioevo, la naturale conformazione del terreno.
S. Maria Paganica si trova sul punto più elevato della città, è la più grande chiesa capo-quarto costruita dagli abitanti di Paganica con la vicina duecentesca chiesa di S. Giustino abbattuta nel 1934. L’attuale impianto risale alla ricostruzione settecentesca seguita al distruttivo terremoto del 1703 e presenta all’interno un’imponente navata con cappelle laterali, un grande transetto cupolato e abside semicircolare. Da ammirare nella piazzetta retrostante che si raggiunge da via Accursio, la possente torre campanaria che è oggi da alcuni studiosi interpretata come una preesistente struttura difensiva e lo splendido portale laterale dell’inizio del ‘300. Nella piazzetta si notano anche antiche costruzioni risalenti al XVI secolo con preziose finestre decorate in pietra e, su via Accursio, si ammirano la casa medievale detta “di Buccio” raro esempio di architettura minore gotica e il palazzo Benedetti che nasconde dietro la severa facciata uno dei più compiuti esempi cittadini di cortile cinquecentesco. Tornando sulla piazza che si estende lungo il lato settentrionale della chiesa, ci si sofferma sull’antico portale datato alla metà del XIII secolo e appartenente probabilmente all’antica chiesa duecentesca, si ammira quindi il tratto di muratura in opus aquilanum e infine la preziosa facciata in conci di pietra calcarea risalente al 1308 come attestato dalla data scolpita sull’architrave. Lo splendido portale con bassorilievi, colonnine a fascio e ricchi capitelli è tra i più antichi della città e con il rosone e la bianca cortina in pietra che li accoglie, completa uno tra i primi e più riusciti esempi di facciata piana, rettangolare, a coronamento rettilineo tipica dell’architettura religiosa aquilana.
Prima di allontanarci dalla piazza possiamo osservare la fonte ricostruita nel ‘700, il palazzo Ardinghelli nella sua trasformazione settecentesca con la particolare balconata aggettante sulla facciata e le finestre finemente decorate del palazzetto Colantoni del XV secolo. Raggiungiamo piazzetta Chiarino e via S. Martino tipica strada medievale delimitata da antichi palazzi che al loro interno celano piccoli orti e cortili, tra questi l’antico palazzo “notar Nanni”con la bella loggia ad archi a tutto sesto. A destra imbocchiamo via S. Benedetto in Perillis e la percorriamo fino a raggiungere via Cascina con l’antica chiesa di S. Maria trasformata in abitazione, ma con la facciata in pietra ancora riconoscibile e una finestra a ogiva e antico portale su via della Mezzaluna che percorriamo tra antichi portali fino a via Del Capro. Girando a destra si raggiunge via Rustici avendo di fronte il bel portale seicentesco della casa Incorvati. In angolo fra le due vie casa Tartari di origine quattrocentesca con portale datato alla metà del ‘400; su via Rustici che prende il nome da un’antica famiglia di Rocca di Mezzo, si possono ammirare numerosi palazzi sei -settecenteschi e curiosare nei vicoli laterali come via degli Albanesi, via delle Streghe e altri. Si raggiunge così via Coppito e, girando a sinistra, la piazza S. Pietro con la chiesa e la bella fontana in pietra.
S. Pietro di Coppito
La chiesa è stata ripristinata nelle su forme originarie nel 1969-71. Era stata costruita dagli abitanti di Poppleto nella seconda metà del ‘200 diventando centro di aggregazione per un popoloso quartiere particolarmente attivo nei primi decenni di vita della città con famiglie importanti come i Gaglioffi, i Camponeschi e i Pretatti.
La facciata presenta lo schema quadrangolare con cornice marcapiano che la divide in due ordini e con una partizione verticale data da lesene. Il coronamento orizzontale con arcatelle cieche romaniche poggiate su elementi zoomorfi, completa la superficie levigata e luminosa , con oculo in gran parte originario e portale con stipiti restaurati; i due leoni in pietra sono di età romana frutto di un ritrovamento durante lavori nel XIX secolo. Di particolare interesse il portale laterale di stile borgognone con la muratura in opus aquilanum e la torre campanaria ottagona, analoga a quella di S. Maria di Collemaggio, databili alla fine del ’200; le bifore, il portale e i piloni ottagonali all’interno sono riferibili a i primi decenni del ‘300.
L’interno di grande suggestione è asimmetrico, la navata è sghemba rispetto all’area presbiteriale e absidale e gli assi sono diversamente orientati come accade anche nella chiesa di S. Giusta; questo elemento è stato interpretato come simbolico in quanto l’asse absidale inclinato rappresenterebbe il capo di Gesù reclinato sulla croce. La navatella a destra per la sua architettura e per la presenza di pilastri a sezione rettangolare e arcate tipiche dello stile romanico e pre-romanico, è datata dagli studiosi alla prima metà del ‘200, residuo quindi di una precedente chiesa, più piccola, preesistente alla fondazione della città.
Nell’abside a occidente si possono osservare resti di affreschi trecenteschi con teoria di apostoli, leggenda di S. Giorgio e Santi, oltre la quattrocentesca statua di S. Pietro assiso su leoni; entrando a sinistra edicola con Madonna con Bambino del ‘500 attribuita a Paolo da Montereale, a destra Crocefissione del ‘300 e Madonna di Lourdes più tarda.
Dalla piazza S. Pietro, imboccando via S. Teresa, dopo aver ammirato il settecentesco mascherone sul palazzo d’angolo, raggiungiamo via Barete avendo di fronte l’abside dell’imponente chiesa di S. Domenico.
Il sito su cui sorge la chiesa fu donato ai Domenicani da Carlo II d’Angiò il 24 febbraio 1300 e vi fu costruito il convento con la chiesa nei primi anni del ‘300 su preesistenze duecentesche sulla cui natura esistono varie ipotesi. Certamente duecentesco e splendido è il portale protogotico, situato oggi nell’area absidale occidentale, raggiungibile con una scalinata, nei pressi della sacrestia ( si trova oltre la recinzione in ferro e si può osservare anche dall’esterno) e sicuramente la prima chiesa era dedicata alla Maddalena.
L’attuale impianto è frutto di vari restauri di cui il più importante reso necessario dal rovinoso terremoto del 1703. La chiesa trecentesca rappresenta ancor oggi, nelle parti conservate, uno dei più significativi esempi di gotico abruzzese. L’abside è articolata in cinque parti di cui alcune ottagone ornate da bifore, lateralmente la testata del transetto costituisce una vera e propria facciata laterale con il portale che dimostra l’attività di maestranze francesi nella costruzione della chiesa trecentesca. La parete laterale presenta un completo rivestimento in conci con una cornice che lo delimita superiormente e un’ampia zoccolatura in basso. Si giunge così nella piazza dominata dalla splendida facciata che si presenta incompiuta nella parte terminale opera del rifacimento settecentesco. Inalterata la bianca facciata trecentesca in conci con il portale il cui disegno è stato avvicinato a quello della Porta Santa di S. Maria di Collemaggio e la decorazione lapidea degli “occhi” laterali. L’’interno settecentesco mantiene la grandiosità dell’originale impianto basilicale e presenta alcuni elementi architettonici trecenteschi nelle cappelle absidali.
Sulla piazza si trova anche l’antico convento che fu adibito a carcere cittadino nel 1810 e che oggi si trova in fase di restauro; all’interno oltre a chiostri del’400 e ‘700 è ancora esistente la chiesa di S. Sebastiano nei cui pressi fu costruito a fine ‘400 un ospedale amministrato dalla Compagnia dei disciplinati di S. Tommaso d’Aquino.
Il quartiere che si trova a ridosso della piazza e che si estende fino a via Antonelli era nel’600 abitato da artigiani e esponenti della piccola borghesia e non presenta quindi palazzi di particolare pregio. Vi troviamo invece un’ottima conservazione del tessuto urbano originario e due abitazioni risalenti al’300 in via degli Amiternini e in via Saturnino ( casa di Saturnino Gatti) con accanto un orto murato tipologia costruttiva molto diffusa in città nel medioevo.
Dalla piazza S. Domenico, per via delle Carceri, si raggiunge la chiesa di S. Quinziano antica parrocchia degli abitanti del castello di Pile edificata al momento della ricostruzione angioina della città del 1266. I resti più antichi dell’attuale edificio sono costituiti dalla base del campanile che presenta uno zoccolo in pietra di tipo duecentesco e un apparato murario in apparecchio aquilano sul lato occidentale. La facciata in pietra concia divisa da un marcapiano e tripartita in basso è databile all’inizio del ‘300 come anche il portale, analogo al portale di S. Marciano e ai portali minori di S. Giusta e S. Silvestro, mentre l’attuale aula risale alla ricostruzione seguita al terremoto del 1703.
Si percorre la breve discesa che conduce in piazza Fontesecco e si imbocca via Sassa, antico percorso che conduceva alla piazza del mercato. A sinistra, subito dopo l’arco Antonelli, si trova il monastero della Beata Antonia fondato come monastero dell’Eucarestia nel 1349 dalla famiglia Gaglioffi con il vicino ospedale e ceduto nella versione quattrocentesca da Giovanni da Capestrano a Donna Antonia da Firenze e alle sue monache.
Da visitare all’interno il chiostro quattrocentesco con parti risalenti al ‘200, la chiesa e il coro delle monache splendidamente affrescati.
Un tempo collegato al monastero da cavalcavia trecenteschi su via dell’Annunziata, l’ospedale dei Gaglioffi conserva la sua primitiva struttura, una cornice marcapiano e un bel portale ad arco acuto risalenti al ‘300.
Prima di lasciare via Sassa da ammirare il bel cortile cinquecentesco di palazzo Fiori che troviamo di fronte al monastero e sulla sinistra la facciata trecentesca di una casa Gaglioffi poco oltre l’incrocio con via Cesura. Imboccata a destra via Cesura si entra nel quarto di S. Giovanni e in breve si raggiunge piazza S. Maria di Roio definita dall’imponente palazzo Rivera, settecentesco, con importante portale e blasone monumentale sopra il timpano della corrispondente finestra e da palazzo Persichetti la cui facciata settecentesca fu costruita su disegno del Fuga. Nell’atrio del palazzo è conservata una raccolta di reperti di epoca romana proveniente dalla collezione di Nicolò Persichetti studioso aquilano dell’800.
La chiesa di S. Maria di Roio, costruita dagli abitanti di Colle di Roio, risale nella sua forma attuale, ad una sola navata, agli anni del dopo terremoto del 1703 e conserva della chiesa originaria di fine ‘200 la facciata in pietra concia che accoglie nella sua parte inferiore centrale sia il portale, sia il rosone. La bella superficie levigata è divisa in due da una cornice e la parte superiore risulta chiaramente incompleta dopo i crolli subiti, mentre la parte inferiore è divisa in tre bande da lesene. Il portale è più semplice rispetto a quelli principali di altre chiese trecentesche aquilane e presenta elementi borgognoni che si rilevano anche nella raggiera del rosone con conseguente datazione al ‘200 di questi elementi architettonici appartenenti, quindi, alla precedente chiesa duecentesca e fra i più antichi della città.
Si prosegue in via del Cardinale ammirando in angolo con via Agnifili, l’omonimo palazzo con bel cortile quattrocentesco con archi a tutto sesto; per chi volesse prolungare la passeggiata consigliamo di scendere sotto l’arco del moderno ponte dell’Appollonia in via XX Settembre e di raggiungere l’antica porta Roiana lungo un’antica strada che da una della porte cittadine conduceva alla piazza del mercato.
Si risale nella piazzetta del Cardinale e di qui si imbocca via dei Drappieri che in breve porta alla chiesa capo quarto dei Santi Marciano e Nicandro che ha sostituito la distrutta chiesa di S. Giovanni di Lucoli il cui splendido portale è stato riutilizzato per la chiesa di S. Francesco di Paola situata in via XX Settembre. La piazza, non molto vasta, oltre la chiesa presenta la facciata tardo settecentesca di palazzo Rustici e la fontana in pietra ricostruita dopo il terremoto del 1703.
La chiesa fu edificata all’inizio del ‘300 dagli abitanti di Roio e ricostruita con dimensioni minori dopo il terremoto del 1461 come è ancor oggi evidente osservando i resti dell’originaria abside; la parte inferiore della facciata è stata ricomposta con elementi originari di inizio trecento data cui risalgono anche il portale e il rosone. Sul portale minore si ammira una lunetta scolpita in pietra e all’interno affreschi e rilevanti tele del ‘600.
Via S. Marciano conduce in prossimità della piazza del mercato ed è caratterizzata da case e palazzi dell’antica famiglia nobile dei de Nardis; tra gli altri, a destra, il palazzo con l’oratorio di S. Antonio risalente a metà ‘600 e al termine della strada, in angolo, il palazzo che ingloba antiche botteghe medievali con portali ad arco a sesto acuto, con l’originaria cornice marcapiano e la cortina muraria in pietra.
Si attraversa via dell’Arcivescovado per giungere in via Simeonibus che è delimitata a destra dalle “Cancella”, botteghe quattrocentesche che si affacciavano sulla piazza del mercato, spostate in occasione della costruzione del palazzo delle Poste. La facciata dei quattro piccoli edifici presenta l’ingresso dell’abitazione che si raggiungeva con una scaletta oggi non più esistente e l’ingresso della bottega con il bancone di vendita in pietra.
Si prosegue verso piazza S. Marco per ammirare il trecentesco portale laterale appartenente all’antica chiesa di S. Maria di Bagno e uno dei reperti più antichi presenti in città: una decorazione in pietra a nastri intrecciati, di origine longobarda, inserita nella facciata dell’attuale chiesa di S. Marco.
Da qui si raggiunge in breve piazza S. Giusta chiesa capo- quarto del quartiere di S. Giorgio.
Sulla piazza oltre la chiesa, tra le più antiche della città e la bella fontana in pietra con sette facce individuate da colonne addossata alla facciata, si ammirano le belle facciate dei palazzo Bonomo-Ximenes sul lato meridionale che risale al XV secolo con successive modifiche, palazzo Dragonetti che occupa un intero isolato e che nelle forme attuali risale al XVIII secolo e di fronte alla facciata palazzo Centi, oggi sede della regione Abruzzo che rappresenta la sintesi dell’espressione barocca aquilana.
La chiesa era inizialmente intitolata con ogni probabilità a S. Giorgio e solo in una fase successiva, legata alla ricostruzione di fine ‘200, fu parrocchia degli abitanti di Bazzano e dedicata a S. Giusta come la chiesa dell’abitato extra-moenia che è oggi una delle più suggestive e antiche chiese dell’aquilano. L’impianto due-trecentesco è sostanzialmente conservato e di particolare preziosità è la facciata in conci levigati, a coronamento rettilineo,con partitura in tre bande con lesene, sia sopra che sotto la cornice marcapiano esempio unico in città. Il grande rosone ricco di decorazioni floreali e umane e il portale neo-romanico con colonnine e lunetta affrescata da Giovannantonio da Lucoli, completano l’insieme. A sinistra si osserva un’edicoletta con S. Giusta in basso rilievo.
Anche l’abside conserva le evidenze della chiesa trecentesca nonostante le modifiche risalenti al ‘600 e al ‘700 e all’interno sono visibili a destra i pilastri ottagonali simili a quelli di S. Pietro e S. Maria di Collemaggio e pilastri a fascio con affreschi coevi.
Resti della originaria chiesa duecentesca sono visibili su via del Grifo costituiti da un piccolo portale in stile borgognone e da un paramento murario in apparecchio aquilano tra il portale e il transetto. Sul lato che dà sulla piazza nel ‘700 fu reinserito un bel portale risalente agli inizi del ‘300 sulla facciata del transetto in pietra concia porosa risalente al dopo terremoto del 1316.
Per concludere al meglio l’itinerario si consiglia di visitare l’antico quarto di S. Giorgio alle spalle della chiesa capo-quarto addentrandosi tra gli antichi e ripidi sdruccioli ( costa Masciarelli, costa Picenze ) che dalla porta Bazzano conducono in città.