L’Aquila
L’Aquila nel medioevo
Il corteo della Bolla, che ancora oggi ogni 28 agosto sfila per le strade della città, è coevo al rito del Perdono. Sin dal suo primo apparire, ebbe la funzione di accompagnare solennemente la Bolla dell’indulgenza celestiniana dal Palazzo del Magistrato, l’odierno palazzo di Margherita d’Austria oggi sede del Comune, alla basilica di Santa Maria di Collemaggio , connotandosi in tal modo per un forte valore sociale che ancora oggi mira a rinsaldare i legami interni alla comunità laica e credente.
Nella rievocazione odierna del corteo storico, infatti, le autorità civili e religiose sono accompagnate da dame e cavalieri in costume d’epoca, circa mille figuranti, in rappresentanza del gruppo storico del comune di L’Aquila, dei castelli che contribuirono alla fondazione della città, ciascuno con il proprio gonfalone di riconoscimento, dei Quarti in cui essa è suddivisa, e anche dei gruppi storici, italiani e stranieri, provenienti da località legate in vario modo alla storia medievale aquilana. Sfila, ad esempio, una rappresentanza della città di Rottweil, gemellata con L’Aquila, in ricordo dello stampatore tedesco, Adamo di Rottweil, allievo di Gutenberg, che nel 1481 si trasferì in città da Venezia, introducendo la stampa a caratteri mobili.
Le figure principali del corteo sono: la Dama della Bolla, la quale regge il cuscino su cui è posato il fodero cilindrico che, fino al 1997, conservava la pergamena con l’indulgenza di papa Celestino V, e il Giovin Signore, che reca in mano un ramo di ulivo con cui, una volta giunto davanti alla Porta Santa della basilica celestiniana, il Cardinale designato dalla Santa Sede batte per tre volte sul portale, ordinando così la sua apertura ufficiale.
Tra le altre figure, la Dama della Croce, con il cuscino su cui è adagiata la croce che il Sindaco dona a nome della cittadinanza al Cardinale Designato.
La Bolla del Perdono, esposta per un intero giorno nell’edificio di culto sacro a Celestino, la sera del 29 agosto, dopo la chiusura della Porta Santa ad opera dell’Arcivescovo di L’Aquila, viene ricondotta nel Palazzo Civico, accompagnata da un corteo altrettanto solenne ma di minore sfarzo, con cui si chiude ufficialmente il rituale sacro.